Perché leggere oggi un romanzo che ha oltre 30 anni? È una domanda a rischio retorica soprattutto se viene fatta a chi, quando il libro uscì, era appena adolescente e, nel tempo, ne ha fatto una sua personale madeleine capace di raccogliere e raccontare un’epoca, la sua, e al contempo, di segnare l’inizio di una stagione gloriosa per quello che ancora oggi è considerato un autore geniale. E non credo di sbagliarmi.
“Due di Due” di Andrea De Carlo si può, a tutti gli effetti, considerare banalmente un romanzo generazionale ma in questa definizione limitante non si esaurisce totalmente la sua essenza data la freschezza con la quale si è affacciato nel nuovo millennio e ha continuato a mietere vittime tra i suoi lettori. Perché “Due di Due” è, in realtà, molto di più, per tutta una serie di ragioni, a partire dalle tematiche che affronta, per come sono disegnati i protagonisti, per la cornice in cui è ambientato, la città di Milano, che diventa essa stessa parte fondamentale della narrazione. E pure per la scrittura, che è liquida e puntuta e terribilmente densa, tra dialoghi fitti e voci che si scontrano e che si fondono, in cui c’è già dispiegata tutta l’ars narrativa (e l’anima) di De Carlo. È una storia che viene da lontano, quella di “Due di Due”, con quel rapporto tra due amici in cui c’è una memoria che parte direttamente dal mito- Achille e Patroclo, per dire- e arriva alle amiche della Ferrante ma prima si ferma nel rapporto tra Guido e Mario e, grazie a loro, riconsegna non solo il ritratto di una generazione, ma anche la precisa radiografia di 20 anni di storia italiana. Ma andiamo con ordine. Mario, liceale borghese cullato da una dolce mediocrità, trova in Guido, coetaneo carismatico di famiglia più che modesta, il suo sparring partner con il quale condividere quel senso endemico di inadeguatezza, di insofferenza, di desiderio di cambiare e di cambiarsi che, dalla giovinezza, li accompagnerà nell’età adulta. Come nella migliore delle storie d’amore, c’è sempre uno dei due che trascina l’altro, per poi alternarsi in una girandola di eventi in cui c’è spazio davvero per tutto: dalle lotte del ‘68 alla contestazione studentesca; da un girovagare folle a ogni latitudine fino a un ipotetico ritiro bucolico con annessa scrittura di libro- manifesto di una ribellione mai sopita. E molto altro. Ma ci sono, soprattutto, due ragazzi e poi due uomini che si completano e si combattono fino a diventare, nella migliore accezione deluchesca (mi perdoni Erri de Luca per lo spregiudicato neologismo), “non il doppio ma il contrario di uno, della sua solitudine. Due è alleanza, filo doppio, che non è spezzato”.
E che è destinato a non spezzarsi, considerata la vitalità di un romanzo che vi invito a leggere – o a rileggere – e di cui poi aspetto, ovviamente, i commenti.
(a cura di Ursula Beretta)