Battello Terra – costruiamo l’equipaggio
<<Una volta un tale che doveva fare una ricerca andava in biblioteca, trovava dieci titoli sull’argomento e li leggeva; oggi schiaccia un bottone del suo computer, riceve una bibliografia di diecimila titoli, e rinuncia>>. Questa è una frase attribuita ad Umberto Eco. Supponiamo sia accaduto (io non c’ero e ho troppa stima del Prof. Eco per credere ciecamente sempre e a tutto ciò che gli si addebita) e che il Professore lo abbia detto, ebbene non sono d’accordo (scivolando nell’azzardo!) e ne ho la prova. Si parla continuamente di Crisi Ambientale, concetto (impiastricciato di quello ancora più pauroso del Disastro Ecologico) partito con la rivoluzione industriale, particolarmente accentuato nell’ultimo secolo e soprattutto negli ultimi anni, sovraccaricato e acutizzato dalla rapida espansione demografica che ha determinato una crescente domanda di risorse per il fabbisogno umano con ripercussioni sull’ambiente. Fino a qui sembra (e così ci viene presentato) un “problema da risolvere”
e se invece (cercando oltre le bibliografie di diecimila titoli soprattutto online) fosse un pezzettino di un grande puzzle che interconnette sviluppo capitalistico, uso della Natura e della correlata ideologia del progresso e creazione di disuguaglianze?
Infatti, fuori dai circuiti mediatici e oltre gli strombazzamenti a furor di popolo dedicati all’apocalisse, che ad oggi possono solo confondere, c’è il punto di vista del Prof. Razmig Keucheyan del Centro Émile Durkheim dell’Università di Bordeaux che mostra nei suoi studi e non da ultimo nel suo libro <<La natura è un campo di battaglia. Saggio di ecologia politica>>, edito da Ombre Corte come la Crisi Ecologica acuisce i problemi socio-strutturali del nostro tempo.
La bandella del libro riassume egregiamente questa geo strategia politica:
“…Si prenda il caso della localizzazione delle discariche di rifiuti tossici negli Stati Uniti: se volete sapere dove è più probabile che vengano scaricati, chiedetevi dove vivono i neri, gli ispanici, i nativi americani e altre minoranze razziali, e dove sono i quartieri più poveri”
. Questo tipo di “razzismo ambientale” non è affatto limitato agli Stati Uniti: è un fenomeno globale. Keucheyan mostra come la risposta capitalista alla crisi sia stata contrassegnata da una massiccia espansione della “finanza ambientale”. Dai “mercati del carbonio” ai “permessi di inquinamento”, dai “derivati climatici” alle “obbligazioni catastrofiche”, assistiamo a una proliferazione di prodotti finanziari legati alla natura. Invece di affrontare il problema alla radice, la strategia neoliberista cerca di trarre profitto dai rischi ambientali.
Il Prof. Razmig Keucheyan naviga a vele spiegate in tre temi fondamentali: il razzismo ambientale, la finanziarizzazione della natura per mezzo delle pratiche assicurative contro i rischi climatici e la militarizzazione dell’ecologia (in potenzialità, le cd. guerre verdi). La Natura è allora il nuovo campo di battaglia e siamo di nuovo in guerra, in quella guerra solita e mai risolta: la lotta di classe. Allora la prima regola sarà osservare, misurare, ragionare da osservatori indipendenti, iniziamo da qui. (Emma Gabriele)